Come ogni anno,
avvicinandosi la Pasqua, sento il bisogno di scrivervi gli auguri.
Però la situazione che viviamo tutti è così seria, che pensare di augurare qualcosa mi pare retorico, inutile… D’altro lato, proprio per la gravità delle cose, sento ancor più urgente farvi giungere qualche parola che abbia davvero il sapore di Pasqua.
Le mie avrebbero poco valore, per questo ricopio, dal Vangelo di Giovanni, le prime parole di Gesù risorto: Pace a voi! e il primo gesto con cui si manifestò ai suoi: Mostrò loro le mani e il costato e la prima reazione dei discepoli vedendolo furono pieni di gioia e lui, di nuovo: Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi!
Parole, gesti e sentimenti di cui abbiamo tanto bisogno!
Come noi, anche gli apostoli erano chiusi in casa, per paura!
Che cuore angosciato dovevano avere!
Avevano perso tutto, sui loro sogni era calato il buio della morte del Maestro e si era aperto il baratro del fallimento. Le porte del cenacolo erano chiuse per paura che qualcuno venisse ad arrestare anche loro, ma avevano paura anche di uscire fuori: l’esecuzione pubblica del Maestro, condannato alla crocifissione, aveva fatto calare un’ombra di vergogna su tutti loro…
Gesù entrò a porte chiuse e stette là in mezzo a loro.
Fuori ancora c’erano gli avversari che l’avevano avuta vinta, certo, ma in mezzo a loro c’era di nuovo il Signore, il Maestro, liberato dai lacci della morte!
La prima parola liberò i loro cuori rattrappiti dalla paura e li riempì: Pace a voi!
Brillarono gli occhi, di gioia.
Pace!
Ora Gesù li spingeva fuori, li mandava come il Padre aveva mandato lui. E quella parola, Pace, era piena della forza dell’amore potente di Dio: Ricevete lo Spirito Santo… E alitò su di loro, come aveva fatto il Creatore sul primo Adamo: mise in loro quel respiro di vita che il Padre gli aveva ridato, risuscitandolo dalla morte.
Fratelli, non so sinceramente cosa di preciso augurare, ma so che questo è il contenuto della Pasqua di Gesù, dei suoi discepoli, di noi, della Chiesa e del mondo: è vittoria della vita sulla morte, è presenza sicura, pienezza, comunione di vita, è infusione di coraggio perché tutto ciò che la morte ha infettato, tutte le paure, che ha generato, si dissolvano…
Quei discepoli, uomini e donne limitati come noi e fino a poco prima tremanti di paura, vennero mandati a comunicare questo al mondo!
Ogni vescovo, ogni ministro del Vangelo continua la testimonianza degli apostoli: ecco, io sto con voi dinanzi a questo evento e mi ci aggrappo e lo dico a tutti. Sì, anche quest’anno, in cui la Pasqua ci trova chiusi in casa, trepidanti, umiliati in tante illusioni, che il mondo ha costruito e alle quali siamo andati dietro.
Un accenno di riflessione, cosciente che le mie parole non avrebbero alcun senso se, quanto accadde a Gesù e ai suoi, non mantenesse ancora la forza consistente e l’amore che invase quei discepoli, rimasti in pochi, insieme, nel Cenacolo.
Vorrei dirvi questo: mi colpisce il gesto di Gesù di mostrare le mani e il costato.
Mani non più livide di morte, ma calde, vive…
Costato che vibrava sopra i battiti del cuore…
Ma questo e quelle erano feriti. Avevano incisi i segni, che avevano portato a morte Gesù. Adesso quegli stessi segni erano pulsanti di vita. Forse indicano il suo amore, che continua a farsi carico di tutte le ferite del mondo, il suo cuore che pulsa per ogni offesa fatta all’uomo.
Questo sostiene la mia fiducia nell’amore di Dio, anche in questi tempi così difficili…
Ricordate l’apostolo Tommaso che, per credere che Gesù era risorto dai morti e vivo, pretese di vedere quelle ferite e di toccare quella piaga…? Pochi giorni dopo Gesù venne per lui e, di fronte ad esse, egli cadde in ginocchio: Signor mio e Dio mio!
Ricordate le parole di Gesù?
Tu hai creduto, Tommaso, perché hai visto, ma beati quelli che pur non avendo visto crederanno.
Forse pensava a noi.
Sì, fratelli, a quanti di noi, in questi giorni di Pasqua e di pandemia mescoliamo fede, paura e anche un po’ di dubbi, di poca fede… Forse le parole di Gesù ci fanno rientrare nella sua profezia benedicente.
Siamo noi coloro ai quali non è dato di vedere, di capire granché o di spiegare… ma ci fidiamo, crediamo in lui. Beati noi, allora… felici noi, se…
Questo auguro a tutti e chiedo per me e per voi: la beatitudine di appoggiare sulle parole di Gesù quanto stiamo vivendo in questo tempo. Ascoltiamo, nel profondo del cuore, tutto questo, non come qualcosa di risaputo, ma come nuovo annuncio che viene a noi dalla sua Parola. Essa è Spirito e vita e lo Spirito genera in noi questa fiducia, questa fede mai sradicabile.
Nessuno si nasconde la realtà e nessuno ha visioni risolutive… Come tutti, anche noi vediamo attorno pericoli pesanti… Certo, ma questo respiro non ci sarà tolto. E’ il respiro della fede, alla quale Pasqua dà sempre alito nuovo.
La Festa quest’anno sarà celebrata in forma scarna, essenziale, quasi povera…
Scrivo anche a voi, come ai sacerdoti: questa situazione può essere l’occasione di vivere con più convinzione la nostra relazione con Gesù nel suo amore per noi fino alla fine… Possiamo riascoltare più nitido quel grido di vittoria sulla morte, che ci è stato consegnato nel Battesimo come la verità più nuova e feconda della storia: tratti fuori dalla morte e immersi nella sua vita!
Ci mancheranno tanti segni (ulivo benedetto, lavanda dei piedi, processioni, visita alle sette chiese, il fuoco acceso sul sagrato…); sarà difficile potersi confessare e fare la comunione… Mancherà anche la tradizionale benedizione delle uova di Pasqua…
Resta la celebrazione dell’Ultima Cena, memoriale di quel pane dato e sangue versato per noi! Resta l’Adorazione della Croce, misura di un amore infinito! Resta l’accensione del Cero nella notte di Pasqua, segno di vittoria su ogni tenebra!…
Resta tutto l’essenziale! Per voi e per tutti! Ve lo assicuro!
Il non vedere nessuno in cattedrale o nelle chiese spingerà il cuore mio e di tutti i vostri sacerdoti ad essere lì ancor più a nome vostro, a celebrare davvero ancor più uniti a voi, per voi!
Termino con un invito: prendiamo tempo per noi… apriamo il cuore a quello che sta avvenendo, non facendoci prendere dall’angoscia per i problemi, gravi, reali e crescenti (salute, economia, lavoro, ordine pubblico…), ma guardiamoli uno ad uno mentre li deponiamo, con la fede che abbiamo, nelle mani ferite di Gesù o accanto al costato del Crocifisso-Risorto!
Papa Francesco, all’inizio della Quaresima, prima che cominciasse da noi il dramma della pandemia, ci invitava a guardare le braccia aperte del Cristo sulla croce, non solo perché lì ci ritroviamo i nostri pesi, ma anche perché dentro a quelle piaghe c’è il suo amore appassionato per ognuno di noi, fino a dar la vita…
Scriveva il Papa: Lasciatevi salvare nuovamente da Cristo!
Lasciamoci abbracciare, Lui può anche ora, senza rischi! Ricordate la sua preghiera di venerdì 27 marzo?!
E infine un suggerimento: don Paolo, Vicario generale della Diocesi, ha preparato alcune indicazioni per le famiglie per aiutare genitori, figli, nonni, nelle situazioni attuali, a celebrare in casa il Triduo Sacro: mettetele in pratica, sono semplici e significative.
Nel giorno di Pasqua il capofamiglia benedica i propri cari!
Curate bene tutto: il pranzo, lo scambio di auguri…
Non dimenticatevi dei malati e dei poveri.
Pregate, fiduciosi nella vita eterna, frutto della resurrezione, per le vittime del Coronavirus e per le loro famiglie.
E ora, con tutto il cuore: grazie ai collaboratori più stretti in Diocesi e nelle Parrocchie… e un grazie speciale a tutti quelli che, con rischio e sacrificio, sono in prima linea nella lotta al Coronavirus…
Per tutti queste parole che vi mando, ripartendo dal saluto di Gesù Risorto: Pace a voi!
Che sia Pasqua di resurrezione davvero, per tutti!
Con fiducia, vi benedico!
+Rodolfo, vostro vescovo
Grosseto, dal Palazzo Vescovile 29 marzo 2020
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